La solidarietà per i compaesani
E' probabilmente qualcosa di innato, il senso di vicinanza tra compaesani all'estero: tradizioni e lingua comuni aiutano a sentirsi più legati. E così persone che nel proprio Paese non si sarebbero magari rivolte parola (o - peggio - sarebbero state acerrime nemiche), all'estero diventano grandi amici. Ma la solidarietà va oltre, e attira le simpatie anche a chi - fuori dai proprio confini - viene processato per un brutale delitto: mi verrebbe da sorridere (se non sapessi quanto è drammatica questa vicenda) pensando ai giornalisti americani che si scagliano contro l'Italia per la condanna (in primo grado, c'è sempre l'appello...) ad Amanda Knox. Per loro probabilmente il solo fatto di essere cittadina americana la rende immune da colpe (all'estero, perché ho come la sensazione che un analogo caso nel territorio degli Stati Uniti avrebbe anche potuto portare ad una condanna a morte...). E via quindi a dire che è l'Italia a volere a tutti i costi condannare un'innocente solo perché americana (su Sollecito neppure una parola: si sono accorti, al di la dell'oceano, che gli imputati erano due, di cui solo una straniera, e che la condanna - a parte l'anno aggiuntivo per calunnia - è stata uguale per entrambi?).
La gente - evidentemente - ha continuamente bisogno di qualcosa di cui potere parlare al bar, in autobus, su Internet: la sostanza non importa, è sufficiente che consenta di infervorarsi ed attaccare qualcuno. Possibilmente straniero...
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