martedì, maggio 12, 2009

L'immigrazione...

... è una gran brutta gatta da pelare. Perché da un lato ci sono le legittime aspirazioni di chi lascia il proprio Paese per cercare fortuna altrove (gli Italiani sono stati maestri in quest'arte), unite anche alle oggettive necessità che certe Nazioni possono avere di reclutare determinate categorie di lavoratori, dall'altro ci sono le esigenze degli Stati di evitare l'ingresso di persone alle quali non è possibile assicurare un lavoro. Può sembrare crudele, ma non credo che l'immigrazione libera ed indiscriminata sia giusta: come farebbe una persona straniera a mantenersi, senza un lavoro e senza nessun parente pronto ad aiutarlo? Forse il sistema che regola l'immigrazione in Italia non è perfetto, anzi avrà certamente mille difetti. Ma un freno - ahimè - bisogna porlo. Forse l'Italia sta sbagliando, o esagerando, arrivando a non rispedire direttamente nel luogo di provenienza i disperati che cercano di raggiungere il nostro Paese. Ma credo che chi oggi critica l'operato del governo dovrebbe anche proporre una soluzione alternativa. Che sia valida e praticabile: accogliere tutti non lo è...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non sarebbe il caso di esaminare come affrontavano il flusso degli immigranti, a suo tempo, gli americani, i francesi, i belgi, i tedeschi, gli svedesi ecc.?

Stefano ha detto...

Mi pare che tutti i Paesi avessero regole ben precise sui flussi migratori, in base alle quali il numero di ingressi veniva fissato in anticipo e rispondeva sempre ad esigenze del Paese ospitante. Nel caso del Belgio, ad esempio, l'immigrazione italiana era regolata dal protocollo italo-belga del 20 giugno 1946: il Belgio (che necessitava di manovalanza per estrarre il carbone dalle sue miniere) accoglieva 2000 nuovi minatori minatori per volta, e poneva condizioni anche sull'età degli stessi (ad esempio non potevano avere più di 35 anni). Complessivamente - in forza a questo accordo - emigrano in Belgio circa 63.800 persone. Non era, quindi, una immigrazione incontrollata, ma anzi rispondeva a precise esigenze. Le norme che oggi regolano il fenomeno in Italia - se ci pensi - seguono la stessa logica: in base ai fabbisogni si decide quante persone fare entrare. Persone che - per entrare - devono già avere preso accordi per il lavoro...