I nuovi laureati
Su Il Sole 24 Ore del 27 maggio è comparsa una breve analisi sui neo-laureati italiani: a parte le considerazioni soggettive, credo che valga la pena commentare i valori che dovrebbero teoricamente essere oggettivi, ossia i numeri. Dal 2001 al 2008 il numero di studenti che ha conseguito il titolo di dottore è cresciuto del 70%, toccando quasi quota 300 mila: l'effetto più macroscopico di tale incremento non è stato - come magari qualcuno avrebbe potuto sperare - una maggiore competitività dell'economia italiana e/o condizioni di impiego migliori per i giovani neo-laureati: no, la nostra economia continua ad arrancare rispetto ai partner mondiali, ed il maggiore numero di laureati disponibili ha semplicemente aumentato l'offerta di manodopera qualificata a basso prezzo. Un numero così elevato di persone con elevato titolo di studio supera di gran lunga le necessità che hanno le aziende italiane di profili specializzati, con la conseguenza che una buona fetta dei laureati vengono alla fine impiegati per attività nelle quali - fino a ieri - si inserivano persone diplomate.
Ma la cosa che più mi lascia perplesso sono gli indicatori sulla qualità dei laureati: voto di laurea e percentuale di laureati nei termini dovrebbero - infatti - fornire una stima della preparazione. Una percentuale quattro volte superiore di laureati in corso, e con una votazione media vicinissima al massimo, mi farebbe immaginare schiere di laureati super preparati (più di quanto non fossero i loro colleghi di 10 anni fa). Eppure l'evidenza sconfessa questa immagine, mostrando nuove leve con una preparazione molto spesso insufficiente, e certamente peggiore (mediamente) rispetto a quella che avevano un tempo i laureati. Sembra quasi che le Università si prestino al gioco perverso di regalare a tutti gli studenti - anche non meritevoli - i propri titoli: sarebbe terribile se ciò fosse vero...
1 commento:
Credo, correggimi se sbaglio, che i dati si riferiscano ai "diplomi" di laurea.
La "geniale" decisione di introdurre un livello "medio" di laurea, della durata di 3 anni, è stato deciso per portare il numero di laureati italiani a quello europeo. E i dati confermano che l'obiettivo è stato raggiunto.
Tuttavia i laureati sono triennali e con una formazione ben lontana da quella del "vecchio ordinamento" e compensano la perdita di utilità dei vecchi diplomi (di scuola superiore), che ovviamente sono ormai anacronistici in un mondo in rapido cambiamento come quello in cui viviamo.
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