Il moderno emigrante italiano
Un tempo a emigrare erano i più disperati, quelli che andavano a lavorare in miniera in Belgio o a cercare fortuna (ossia partivano senza la più pallida idea di cosa avrebbero fatto una volta arrivati) in America. Normalmente si trattava di persone poco istruite, che in Italia non riuscivano a sbarcare il lunario e quindi erano giocoforza costretti a fare scelte molto dure. E - una volta partite - queste persone tornavano di rado a casa: sia per il costo del viaggio in sé, sia anche per l'oggettiva difficoltà nel tornare legata alla durata.
Oggi - invece - la situazione è opposta: a partire sono tipicamente le persone più istruite, laureati in primis, che cercano di affermarsi all'estero, ottenendo magari soddisfazioni professionali migliori di quelle alle quali potrebbero ambire nel Belpaese. Ma - a differenza di quello che accadeva cinquanta anni fa - questo emigrante torna, e spesso anche: perché oggi viaggiare costa poco, e l'aereo rende i tempi di percorrenza ridicoli. Domani anch'io torno a casa (il 2 giugno ahimè è festivo solo in Italia, ma per fortuna il 1° giugno è il lunedì di Pentecoste, festivo in diversi paesi inclusa l'Ungheria): e - che ci crediate o meno - il volo Alitalia Budapest-Catania (con scalo a Roma) andata e ritorno, tutto incluso, l'ho pagato meno di 100€. Poco più di 4 ore (ritardi esclusi...) per riportarmi a casa, dal centro dell'Europa fino all'estremo sud del vecchio continente. Scusate se è poco...
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