venerdì, novembre 10, 2006

Anche il Governatore della Banca d'Italia si unisce al coro

Trovo veramente triste che sempre più personaggi di spicco dell'Italia che conta (prima di lui, infatti, anche il presidente di Confindustria Montezemolo e l'economista Giavazzi avevano perorato questa causa) continuino ad affermare che in Italia mancano laureati (ha usato formule differenti, ma il concetto è quello: bisogna aumentare il livello medio di istruzione). Io mi trovo completamente in disaccordo con Draghi (e quindi con Montezemolo e Giavazzi), per la semplice considerazione che il mercato del lavoro non è minimamente in grado di assorbire i neo-laureati di oggi (che - non dimentichiamolo - sono 3 volte quelli che avevamo 10 anni fa: nello stesso periodo non mi pare che l'offerta di lavoro altamente qualificato, ossia riservato a chi ha una laurea, sia aumentato della stessa misura: per approfondimenti, vedi il sito del Ministero dell'Istruzione, sezione statistiche). Esiste un numero consideravole di laureati che lavora nei call-center, rispondendo al telefono: è questo il lavoro che merita una persona che ha studiato tanto? Io dico di no, e non perché consideri in sé svilente il lavoro di operatore di call-center (che stimo), ma perché esso può benissimo essere svolto da chi ha conseguito un diploma di scuola superiore: perché investire altri 5 anni per acquisire nuove competenze che non saranno poi utilizzate? A me appare uno spreco, che ha un costo economico enorme (5 anni di mantenimento all'università, ma soprattutto 5 anni di ritardo nell'ingresso nel mondo del lavoro, che vuol dire meno stipendi e meno contributi previdenziali versati).

Io mi sono sempre domandato perché qualcuno possa affermare che l'Italia necessita di più laureati. Forse qualcuno è in buona fede (ma se parliamo di super esperti del mondo economico mi viene difficile pensarlo...), ma forse qualcuno non lo è: e se chi rappresenta il mondo delle imprese può avere tutto l'interesse ad incrementare l'offerta di lavoratori qualificati (se ho più laureati che vogliono lavorare posso pagarli di meno), proprio mi sfugge perché il Governatore della Banca d'Italia debba affermare certe cose. Forse è solo per avere un capro espiatorio al quale attribuire eventualmente i nostri insuccessi (l'Italia arretra nel contesto internazionale? E' colpa della mancanza di personale qualificato. La produttività diminuisce? Troppi pochi laureati). Vorrei però fare presente al Governatore Draghi che negli ultimi 10 anni, a fronte di un numero di laureati che è triplicato, la competitività del Paese non è minimamente aumentata, anzi: forse allora l'istruzione dei nostri lavoratori non è un fattore fondamentale...

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