lunedì, marzo 31, 2008

Comprendere la poesia di Johnathan Evans Prichard, Professore emerito.

Perry: “Comprendere la poesia di Johnathan Evans Prichard, Professore emerito. Per comprendere appieno la poesia, dobbiamo, innanzitutto, conoscere la metrica, la rima e le figure retoriche e, poi porci due domande: uno con quanta efficacia sia stato il fine poetico e due, quanto sia importante tale fine. La prima domanda valuta la forma di una poesia, la seconda ne valuta l’importanza. Una volta risposto a queste domande, determinare la grandezza di una poesia, diventa una questione relativamente semplice. Se segniamo la perfezione di una poesia sull’asse orizzontale di un grafico e la sua importanza su quello verticale, sarà sufficiente calcolare l’area totale della poesia per misurarne la grandezza. Un sonetto di Byron può avere valori alti in verticale, ma soltanto medi in orizzontale, un sonetto di Shakespeare avrà, d’altro canto, valori molto alti in orizzontale e in verticale con un’imponente area totale, che, di conseguenza, ne rivela l’autentica grandezza. Procedendo nella lettura di questo libro, esercitatevi in tale metodo di valutazione, crescendo così la vostra capacità di valutare la poesia, aumenterà il vostro godimento e la comprensione della poesia”.

Keating: “Escrementi! Ecco cosa penso delle teorie di J. Evans Prichard. Non stiamo parlando di tubi, stiamo parlando di poesia, ma si può giudicare la poesia facendo la hit parade. Gagliardo Byron, è solo al quinto posto, ma è poco ballabile”.


Ricordate questo episodio dell'Attimo Fuggente? Mi ha sempre colpito per il messaggio che da, per quel tentativo - che poi è alla base dell'insegnamento del professor Keating - di smontare il conformismo, le convinzioni radicate che - solo perché accettate dai più - finiscono per diventare "vere".

Perché cito questo brano? Perché qualcuno - prendendo a spunto il mio blog (e questo, per inciso, mi lusinga...) - si è interrogato sul perché una persona dovrebbe pubblicare sul web (e quindi alla mercè di tutti) la propria vita. Ed ha posto il dubbio che - nella blogosfera - si cerchi di apparire migliori di quello che si è nella vita reale: del resto, potendo scrivere liberamente, si potrebbero inventare di sana pianta storie incredibili, col solo scopo di sembrare più buoni. O semplicemente più simili ai modelli (tipicamente ricchi di apparenza e poveri di contenuti) che la società ci propina. Il dubbio non è infondato, del resto - guarda un po' che coincidenza - nella puntata di ieri sera di Dottor House è emerso un tema analogo (il caso di un paziente con una malformazione fisica molto evidente, il cui intervento viene ripreso e filmato per farne un film/documentario: la presenza della telecamera cambia il modo in cui gli vari assistenti di House operano, perché davanti agli altri essi cercano di apparire diversamente da come sono nella realtà). Io non posso parlare per gli altri, che nel web ci siamo millantatori (come del resto nella vita reale) è certo. Che tutti lo siano, meno. Molto dipende, anche, dall'approccio che si segue nello scrivere: c'è chi scrive per gli altri, per dare in pasto dai lettori delle storie, ed in questo caso "romanzare" gli eventi può anche entrare nel gioco delle parti. E poi c'è chi - come me - scrive per se stesso: io non ho bisogno di un pubblico pagante (leggente sarebbe più appropriato in questo caso) per scrivere, non mi serve essere ai primi posti delle classifiche dei blog più seguiti (avete letto le polemiche attorno a BlogBabel, che - partendo proprio da contrasti per il posizionamento in classifica - hanno portato all'interruzione del servizio?). Per tanto tempo il mio blog non ha avuto alcun lettore: ed io - che non ho mai pubblicizzato il mio blog - ho continuato a scrivere. Non ho bisogno di apparire diverso da quello che sono, perché non ho bisogno di essere accettato da chi mi legge. E' questa l'essenza della libertà: non dovere fare qualcosa solo perché qualcun'altro si aspetta che tu la faccia...

1 commento:

Luisa ha detto...

I primi posti lasciamoli pure a chi ha una "nomina", noi poveri mortali scriviamo le nostre sensazioni, le nostre esperienze, se poi a qualcuno non piace come e ciò che scriviamo la porta è sempre aperta, sia per l entrata sia per l uscita, non sussite il problema, per quanto riguarda i millantatori hai ragione ne sono lastricate tutte le strade,ma basta avere un po' d'occhio per saperli riconoscere, e se ci muovono critiche teniamole buone per una crescita personale che non fa mai male.