giovedì, aprile 08, 2010

Dodici mesi d'Ungheria

E' trascorso esattamente un anno da quando mi sono trasferito a Budapest: l'8 aprile del 2009 diventavo ufficialmente un espatriato, prendendo una casa in affitto nella capitale. E a nulla vale il fatto che erano già più di sei mesi che facevo avanti ed indietro da Milano, per poterti considerare veramente espatriato devi avere una casa dove stare, l'albergo non conta... Non è ancora l'esperienza estera più lunga della mia vita (chi mi conosce bene sa che nel 2000-2001 ho trascorso 13 mesi in Belgio), ma di certo tra breve lo diventerà. Eppure è tanto diversa da quella prima volta: sarà che gli anni in più insegnano a vivere meglio certe cose, sarà il fatto che viaggio tanto o magari solo il tipo di lavoro che svolgo, ma credo che quest'anno in Ungheria sia trascorso più serenamente rispetto a quello che dieci anni fa a Leuven inaugurò la mia vita adulta.

Vivere all'estero ha lati positivi e negativi. Questi ultimi - a volte - fanno sentire pesantemente la loro presenza, specialmente quando - e ahimè capita - ci si sente soli, fuori dal mondo, in un ambiente che si percepisce differente e del quale (complice la lingua) non si capisce praticamente nulla. Ma per fortuna non mancano neppure i primi: vivere all'estero è sempre un'esperienza importante, formativa dal punto di vista umano oltreché - nel mio caso almeno - professionale, e consente anche di rivalutare tanto il proprio Paese, di apprezzarlo maggiormente (con tutti i suoi difetti) e di viverlo con più piacere tutte le volte (nel mio caso tante) che si rientra.

Cosa mi auguro per il prossimo anno (che spenderò verosimilmente ancora qui)? Che finalmente vengano a trovarmi le persone alle quali tengo: perché in questi mesi - con l'eccezione di una graditissima visita di Mario e Giuseppe - nessuno è venuto a trovarmi, nonostante le promesse ricevute...

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