La rana mezza morta.
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L'altro giorno ho perso il tram per colpa di un rincoglionito alla
macchinetta dei biglietti. Nulla di grave, non andavo di fretta, solo che
sono dovuto ri...
... se anche Twitter - uno dei siti più noti a livello mondiale per il microblogging - è stato violato da un hacker. L'articolo della Repubblica di oggi sull'argomento è reperibile qui.
2 commenti:
Anonimo
ha detto...
Il fenomeno che terrorizza ogni possessore di personal computer è la popolazione dei pirati informatici, persone con spiccate competenze tecniche nel mondo dell'informatica e parecchia voglia di metterle e a frutto nel modo più pericoloso possibile. Il temine che erroneamente definisce questi pirati informatici è "hacker", usato sempre con una forte accezione negativa e sinonimo di "malintenzionato". Ma non è così semplice: fin dai tempi della creazione del primo software e dei sistemi operativi, gli hacker erano coloro impegnati ad affrontare sfide intellettuali con lo scopo di superare i limiti imposti, non solo nel campo dell'informatica. Senza queste persone non ci sarebbero molte delle tecnologie che stiamo usando e non ci sarebbe Internet. La filosofia di partenza è adattare i programmi e il loro utilizzo alle reali necessità della persona. Molti tendono a fermarsi davanti a un problema, al pensiero che vorrebbero fare qualcosa con quel programma che non possono fare: la filosofia hacker è esattamente l'opposto. Raccogliere le sfide, spesso facendosi guidare, con lo scopo di ottimizzare.
Le persone che invece usano i programmi degli hacker per scopi illegali sono invece i "lamer". Il termine è stato coniato dagli stessi hacker per distinguersi da coloro che accedono a un sistema solo per danneggiarlo. Quando un sito o un sistema viene attaccato, si parla subito di hacker, ma l'informazione non è corretta: viene trascurata completamente quest'altra categoria che incombe nel mondo underground. Hacker, lamer e cracker hanno quindi etiche e scopi ben diversi tra di loro.
E' vero, dalla dinamica si capisce che non ha "bucato" il software, ma sfruttato una falla di processo nell'invio delle credenziali di accesso (almeno questo è quello che ho capito dall'articolo...), quindi tecnicamente non si tratta di un hacker. Però devi ammettere che il termine "lamer" ha normalmente una valenza negativa, indicando persone che usano passivamente strumenti creati da altri senza "aggiungere" nulla di proprio: in questo caso, invece, chi ha pensato l'attacco ha comunque avuto un bel po' di ingegno, individuando una falla nel sistema e l'ha sfruttata: il fatto che la falla non fosse nel software non rende meno "geniale" l'idea.
Inoltre pare che l'ideatore degli attacchi ha solo carpito le informazioni che voleva, pubblicandole poi su un sito: chi - utilizzando questa fonte di informazioni - è andato su Twitter per creare scompiglio è certamente un lamer...
2 commenti:
Il fenomeno che terrorizza ogni possessore di personal computer è la popolazione dei pirati informatici, persone con spiccate competenze tecniche nel mondo dell'informatica e parecchia voglia di metterle e a frutto nel modo più pericoloso possibile. Il temine che erroneamente definisce questi pirati informatici è "hacker", usato sempre con una forte accezione negativa e sinonimo di "malintenzionato". Ma non è così semplice: fin dai tempi della creazione del primo software e dei sistemi operativi, gli hacker erano coloro impegnati ad affrontare sfide intellettuali con lo scopo di superare i limiti imposti, non solo nel campo dell'informatica.
Senza queste persone non ci sarebbero molte delle tecnologie che stiamo usando e non ci sarebbe Internet. La filosofia di partenza è adattare i programmi e il loro utilizzo alle reali necessità della persona. Molti tendono a fermarsi davanti a un problema, al pensiero che vorrebbero fare qualcosa con quel programma che non possono fare: la filosofia hacker è esattamente l'opposto. Raccogliere le sfide, spesso facendosi guidare, con lo scopo di ottimizzare.
Le persone che invece usano i programmi degli hacker per scopi illegali sono invece i "lamer". Il termine è stato coniato dagli stessi hacker per distinguersi da coloro che accedono a un sistema solo per danneggiarlo. Quando un sito o un sistema viene attaccato, si parla subito di hacker, ma l'informazione non è corretta: viene trascurata completamente quest'altra categoria che incombe nel mondo underground. Hacker, lamer e cracker hanno quindi etiche e scopi ben diversi tra di loro.
E' vero, dalla dinamica si capisce che non ha "bucato" il software, ma sfruttato una falla di processo nell'invio delle credenziali di accesso (almeno questo è quello che ho capito dall'articolo...), quindi tecnicamente non si tratta di un hacker. Però devi ammettere che il termine "lamer" ha normalmente una valenza negativa, indicando persone che usano passivamente strumenti creati da altri senza "aggiungere" nulla di proprio: in questo caso, invece, chi ha pensato l'attacco ha comunque avuto un bel po' di ingegno, individuando una falla nel sistema e l'ha sfruttata: il fatto che la falla non fosse nel software non rende meno "geniale" l'idea.
Inoltre pare che l'ideatore degli attacchi ha solo carpito le informazioni che voleva, pubblicandole poi su un sito: chi - utilizzando questa fonte di informazioni - è andato su Twitter per creare scompiglio è certamente un lamer...
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