sabato, febbraio 13, 2010

Nell'occhio del ciclone

Questa volta è il turno del capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso: come ogni uomo che amministra un grande potere (e tanti soldi...) ha dovuto spesso prendere decisioni - anche importanti - sulla base di informazioni talvolta incomplete, e forse anche nella sua gestione qualcosa non è andato nel verso giusto. Lungi da me ritenere che egli abbia fatto qualcosa di illegale: non l'ho mai stimato (fin da quando era capo dell'Ufficio Nazionale Servizio Civile nel 2000 ed io ho visto con i miei occhi le inefficienze di quella amministrazione), ma non credo abbia cercato di arricchirsi o di speculare sul suo ruolo istituzionale. Ma di certo resta un fatto: ovunque circolino somme ingenti il rischio di imbrogli esiste. Ed in una struttura tanto grande, il controllo non è mai agevole: una persona - da sola - non può certo verificare fin nei minimi dettagli ogni aspetto, deve fidarsi dei suoi collaboratori. Ma se la scelta fosse sbagliata, se la fiducia si rivelasse mal riposta, allora sarebbero guai...

Qualcuno oggi invoca le sue dimissioni, affermando implicitamente che - se una Procura indaga - allora qualcosa di vero forse c'è. Io, da buon garantista, ritengo che farebbe meglio a rimanere, a patto di essere in grado di continuare lavorare con serenità: ma questo non è assolutamente scontato, le pressioni psicologiche diventano in queste situazioni enormi, e non è facile resistere. Se Bertolaso teme di non farcela, allora sarebbe un atto di grande responsabilità farsi da parte: è vero, questo significherebbe uscire per sempre dal giro che conta: ma se davvero si ritiene un servitore dello Stato (e - a prescindere dalla mia opinione personale sulla persona - posso anche essere d'accordo), allora deve pensare al bene comune prima di tutto. Anche prima delle proprie ambizioni...

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